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29 mag 2011

COMPLESSITÁ

La mia vita era quella di un uomo di successo – sia a scuola che nel lavoro – non pensavo alla morte o a concetti psicologici connessi, ma dal mio risveglio dal coma dopo l’incidente questi concetti e pensieri sono diventati dominanti nella mia giornata e poi siccome non lavoro e sono a casa tutto il giorno da solo, di tempo ne ho più che in abbondanza per ragionare.
Ho perso la fede che avevo in Dio ed ho scoperto teorie tipo la legge dell’attrazione che se in principio mi avevano interessato, ma che ora non seguo più.
Il pensiero che non riesco a fare uscire dalla mia mente o a cambiare è che la mia ex-moglie Michele mi abbia abbandonato per un altro (il mio medico) perché sconvolta, adesso mentre io sono concentrato solo sulla maturazione dei miei figli come persone adulte e responsabili, non riesco a non pensare di non ammazzare l’amante di Michele che nella mia logica si approfitta per vantaggio personale della mia disgrazia e pretende di fare da figura paterna ai miei figli, che sono terribilmente confusi e soffrono la mia perdita perché mi vedono tutte le Domeniche.
Chi è religioso mi dice per calmarmi che la giustizia divina castigherà chi ha sbagliato, ma io la giustizia la voglio adesso da vivo, non mi interessa che la loro anima possa andare all’inferno di Dante.
Se la fede è un dono divino, Dio mi ha tolto il dono e mi ha castigato (per cosa?) togliendomi tutto quello che avevo costruito in una vita intera da brava persona.
Mi dicono che appena uscito dal coma dissi di aver parlato con Gesù che mi chiese se volessi andare nel mondo dei morti o tornare sulla terra “ma con grande dolore”, io dissi che amavo troppo i miei figli per non voler tornare, e pensai che per il dolore esiste sempre l’aspirina.
Come avrei potuto immaginare il dolore di perdere la mia famiglia ed il mio lavoro e carriera? Non esiste aspirina al mondo che possa ridurre questo tipo di dolore.
Non ricordo assolutamente l’aver parlato con Gesù, ma il fatto di averlo detto a più persone fidate mi fa credere di averlo fatto, ma la mia lotta per tornare come ero è indipendente dall’aver parlato col figlio di Dio, tutto resta nelle mie sole mani ed il fatto che Michele abbia sperperato tutti i miei soldi e che io debba continuare a pagarle il 30% delle mie entrate come supporto per i miei figli – visto che il suo amante al massimo paga una cena al ristorante – mi lascia disperato anche perché non c’è Dio che possa farci niente mentre sono vivo, che sarebbe l’unico modo che potrebbe essermi utile.

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