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29 nov 2010

TRADIZIONE ORGANARIA

Gian Battista Lingiardi fu il fondatore della fabbrica di organi Lingiardi di Pavia. Nacque il 29 novembre 1765 a Mozzanica.
Nel 1779, all’età di 14 anni, si trasferì a Pavia per lavorare come operaio presso la bottega organaria degli Amati.
Nel 1807, sempre a Pavia, aprì una propria bottega che, dopo qualche insuccesso, incominciò ad affermarsi in particolare per le caratteristiche timbriche dei propri strumenti che presentavano dei registri di ripieno particolarmente limpidi, omogenei e cristallini. Costruì circa 40 strumenti ma la sua bottega, nel corso di quasi tutto l’800 grazie soprattutto ai figli Giacomo e Luigi, continuò a produrre strumenti sempre più prestigiosi affermandosi tra le primissime fabbriche italiane di organi a canne, degna rivale della prestigiosa fabbrica Serassi di Bergamo.
E’ proprio grazie agli scritti lasciati dal figlio Luigi che si può carpire alcuni aspetti della personalità di Gian Battista Lingiardi. Nei racconti della propria infanzia e giovinezza, Luigi fa emergere la figura di un padre buono, paziente ma anche molto scrupoloso. Un padre attento all’istruzione dei figli e alla loro crescita culturale e professionale.
Inoltre, è dalle stesse parole del figlio Luigi che si ha l’immagine chiara e sintetica di Gian Battista Lingiardi come uomo e come artista, egli afferma che il padre: “per prontezza d’ingegno, consumata pratica in ogni ramo, unite a fior di buon senso artistico ” svolgeva, nella bottega, un’attività pari a quella di “tre esperti lavoratori”. Poi aggiunge: “in lui pertanto noi dobbiamo riconoscere la fonte prima della nostra prosperità ed essergli grati non solo come padre amoroso, ma anche come artista illustre”.
Gian Battista Lingiardi muore il 15 Marzo 1850.
Ernesto fu uno dei suoi nipoti che si convinse che il tono “umano” del suono degli organi che costruiva era dovuto al fatto che lui intonava le canne di piombo puro a fiato mettendole in bocca, che era infettata dal piombo ma che al tempo non si sapeva che era cancro. Fu di questo che morì perché non smise mai di intonare le canne, anche se era doloroso.