Se nel mio incidente non ho perso la vita, ho perso tutto il resto, cioè quello che amo e mi è caro anche adesso a quasi 5 anni da quel momento.
La lista di quello che ho perso è lunghissima, va dalla perdita della moglie che amo immensamente ancora, anche se mi fa le corna col mio dottore specialista in trauma cranico di Santa Barbara e che vive con lui e coi miei due figli che posso vedere solo poche ore il Sabato o la domenica, poi non posso neanche più lavorare, che considero la mia specialità e fare sport tipo corsa, nuoto e ciclismo che mi davano tantissima gioia e che con lo sci d’inverno mi davano un fisico almeno 10 anni più giovane.
Il suonare il mio piano a mezza coda era anche quello un passatempo di grandissima soddisfazione perché anche se non ero un bravo pianista mi stimolava con le difficoltà e il mio amore per Bach.
Il mio rifiuto totale di accettare che la mia vita sia finta ha generato la mia dedizione alla ossigenoterapia che è così logica e semplice che non smetto di fare finchè o non comincio a camminare o qualcuno non mi spiega con dati scientifici ed esempi reali che le mie speranze e i miei sodi sono tutti sprecati e che è meglio che cominci a fare i conti con la mia realtà da disabile che non tornerà mai più com’era.
Questa è una foto di mia moglie quando prima di sposarla l’avevo portata a Venezia, i miei ricordi di quei tempi, circa 16 anni fa sono ancora vivissimi e mi fanno soffrire quando ci metto vicino quello che mi sta facendo da quasi 5 anni.